Rogoredo

Se vuoi ti do questa, dici al tossico che ti chiede soldi in cagnesco sbiascicato, è una barretta proteica già morsicata che sa di animale morto, e gli sorridi, consapevole che tra un dente e l’altro ti si sono conficcati dei frammenti di cioccolato sintetico, la trap nelle orecchie esalta solipsisticamente la beffa, il tossico si è proteso sui sedili zombi del treno fiutando la presenza di qualcuno, ha visto che portavi la cravatta ma non sa che i quattrini rimasti te li sei sparati tutti in vena, lui non sa che stai andando al funerale del tuo migliore amico e che il tuo migliore amico sei tu, contempla la mezza barretta imperlata di bava come fosse un totem, guarda un punto nella tua direzione, al polso ha un Casio che lampeggia la stessa ora da chissà quanto, lui è incazzato ma tu ancora di più, sei salito su quel treno per scappare da tua madre, hai afferrato tutti i bicchieri presi con i punti dell’Esselunga e li hai scaraventati verso di lei, uno per uno sul pavimento in modo da non colpirla o forse per colpirla ancora più forte, ti sei tagliato, un rivolo rosso parte dal mignolo della mano destra e arriva al gomito, ma il tossico pare non accorgersi nemmeno del tuo sangue secco, del sorriso sporco sotto gli occhiali da sole, della tua disperazione, in realtà non si è mai accorto di te, ti alita in faccia un qualche anatema e torna a barcollare macchinalmente verso altri potenziali benefattori con il sacco a pelo infilato alla buona nello zainetto dell’Invicta, magari è quello del suo primo giorno di scuola alle elementari quando la madre, la sua, gli ha scattato una foto in terrazza, il grembiule azzurro fresco di bucato, un giorno pieno di sole e nel taschino i cash per la merenda, bébé tu non sai che cosa m’hanno fatto, togli l’auricolare sinistro, ti sta scivolando per eccesso di cerume, e senti una donna di colore in tuta battere insistentemente l’indice sullo schermo di uno Xiaomi da novantasette fotocamere, ma l’unghia di plastica con la notte di Van Gogh spalmata sopra ostacola la digitazione, davanti a lei si siede un vecchio, Ciao, Ciao, Sei molto carina, Grazie, Tu fai spesso questa cosa, Ho cinque figli, Okay, tu stringi l’involucro della barretta proteica nel pugno e la getti nel contenitore per i rifiuti sotto il finestrino, Lo faccio per la famiglia, oh maman maman ho sen, Stare bene è la cosa più importante, tito che ti stavi preoccupando, Sì è molto importante stare bene, BAM rumore metallico dall’altra parte del vagone, violento, ti alzi mettendo una scarpa sul sedile, c’è un tizio che ciondola con la testa ma tu vedi solo la gamba tatuata che sporge tra i sedili, È difficile, son con lei che sta shakerando, Che cosa è difficile, shakerando ah, Vivere, shakerando, BAM rumore metallico in fondo al corridoio, pensi che quello stronzo ti stia facendo il verso, allora prendi il coperchio del contenitore dei rifiuti e lo sbatti digrignando i denti, la donna di colore in tuta ha smesso di parlare, Sei molto carina, Grazie, ti passi la lingua sugli incisivi per togliere i resti della barretta proteica, ma rimangono lì, BAM il tizio con la gamba tatuata lo fa di nuovo, allora tu cominci a sbattere freneticamente il contenitore dei rifiuti finché non si rompe e cade, bébé tu non sai che cosa m’hanno fatto, il vecchio e la donna di colore ti guardano schifati, Scendiamo.

L’Inesistente
Credits: Giorgio Bolognese, Therefore, 2022