Lei ha scelto il morso del cane quindi, dici alla tipa in blu del pronto soccorso che ti apre la porta, abbiamo una zecca e un morso di cane in coda aveva urlato poco prima una segretaria obesa in corridoio, la dottoressa però non accenna al minimo sorriso dietro la mascherina, prego, dice, e ti indica una sedia, i suoi capelli ricci non del tutto lavati potrebbero avere comunque un buon profumo, come rametti arricciolati di cannella, ti piace la cannella con il peperoncino, al ristorante fusion dove lavori hai proposto degli uramaki fuori lista pensando o la va o la spacca e la cannella ti ha salvato il posto poiché a stento hai finito l’alberghiero e tendi a pasticciare con i bicchieri, inoltre non parlerai mai la lingua del capo, a volte però non c’è bisogno di tante parole e i capelli della dottoressa sanno di cannella, ora ne sei sicuro, sono in tinta con il forse non sorriso coperto dalla mascherina, era una battuta le dici, quella del cane, ma lei è girata di spalle, sta scrivendo delle cose al pc, quando è avvenuta l’aggressione, stamattina, a che ora, saranno state le sette-sette e mezzo, lei si muove sulla seggiolina da ufficio smistamento corpi e ferite largo più o meno come una bara e resta lì impalata di tre quarti, il ventilatore a cui è rimasta solo una pala espande l’umidità nella stanzetta senza cancellare quell’idea di cannella agganciatasi alla narice destra, chissà com’è lei nuda sotto un albero di cannella arricciolata e senza mascherina, un bacio, riderebbe eccome, se potesse, dimenticherebbe perfino il tempo sotto lo scorrere del tuo braccio morsicato, sette o sette e mezzo, ti chiede, nel referto bisogna essere precisi, l’avambraccio devastato dai denti del pit bull ancora non te l’ha guardato miss cannella, sette e quindici, le dici, non c’è questa opzione, e ripete sette o sette e mezzo, la guardi attraverso le dita insanguinate, lei finalmente si mette dei guanti in lattice e si avvicina per esaminarti, sposta leggermente il palmo verso destra, speri che le ferite le piacciano, farlo con una così non sarebbe male, anche solo un appuntamento, si vede che è sul punto di crollare, tra malati ci si intende, c’è una sorta di empatia a cui i sani non possono aspirare, anche lei soffre per qualche ragione, da quel suo non sorriso nascosto spuntano mozziconi di arti squarciati che cerca di tenere a bada dietro la mascherina riducendo al minimo le contrazioni dei muscoli facciali, ma tu quelle braccia le hai notate subito, quel non sorriso deturpante brulica di braccia sanguinanti che si agitano sotto la pelle e la sfondano andando a raschiare il cielo capovolto della mascherina, era il cane della mia ex, dottoressa, ci siamo lasciati da, quando ha fatto l’ultimo richiamo dell’antitetanica, chiede lei continuando a esaminare la tua mano, sul cel ho il libretto elettronico con tutte le vaccinazioni e glielo mostri, vuoi farle vedere che sei un bravo animale vaccinato, lei controlla a distanza il display crepato come un pezzo di criptonite finito sotto un tacco, e insomma la mia ex sta con un altro, il cane non è suo ma di quest’altro, capisce, sette o sette e mezzo, sette e mezzo dottoressa, bene, lei torna al pc e scrive sette e mezzo, mi racconti la dinamica dell’incidente, certo dottoressa, speri non abbia trovato il tuo tatuaggio troppo triviale, hai scelto l’origami di una gru con le ali colorate, sembra un acquerello, a te piace e copre il punto in cui ci si taglia le vene, miss cannella ci ha passato sopra il pollice e forse ha sentito la cicatrice, ha capito che lì non ti sei tagliato per caso e che il tatuaggio è solo un cerotto sgargiante, come le dicevo erano le sette e mezzo e mi trovavo nel giardino di casa del tizio che ora si sbatte la mia ragazza, la prego, si gira, la prego di non usare questo linguaggio, sta crollando, è una bimba con i vestiti strappati che aspetta cose ben peggiori stringendosi le tibie al petto mentre le caramelle rotolano verso la luce sempre più fioca della strada maestra, va bene, mi perdoni dottoressa, essere lasciati è un trauma, ti strappano una parte di te, un organo vitale penzola dal soffitto di una fabbrica abbandonata con sopra l’etichetta del prezzo scontato e qualcuno se lo compra, non è più tuo, non lo sarà mai più, devi imparare di nuovo a respirare, il tuo corpo deve ricominciare a muoversi e a funzionare dovendo contare su tutti gli altri organi che però senza quello che ti hanno strappato non valgono più niente e quindi vai avanti perché bisogna andare avanti, non fa più tanto figo dire che sei depresso o sputtanarlo sui social, perché tutti a modo loro sono depressi, quindi tieni tutto dentro, vai avanti come un morto che cammina finché non incontri qualcuno che per sadomasochismo o magia ti impianta nel corpo l’organo che avevi perso e la trafila ricomincia, lei ti scruta con severità attraverso le dita ancora schiumanti di cane, se vuole specializzarsi superveloce, come ci si aspetta dall’infallibile dottoressa mangiauomini al Plastic, non può mica permettersi di intraprendere questi discorsi strappalacrime con ogni paziente che ci prova con lei, eppure gliel’aveva detto l’amica che quello era un leso, cioè ti sei messa con un lavateste, le aveva detto all’ape, nemmeno un parrucchiere, dimmi che non è vero ti prego, a fine giornata avrà le mani tutte lessate dallo shampoo, prima o poi dice ai suoi che è fuori corso e torna in calafrica a zappare l’orto, allora miss cannella le ha dato il cel per mostrarle delle foto e l’amica si è messa a succhiare forte dalla cannuccia e non ha detto più niente, miss cannella ha dovuto darle uno strattone per riprendersi il cel e ha ordinato un altro Spritz, e quindi dottoressa le dicevo mi trovavo nel suo giardino, insomma ‘sto tizio pare abbia un certo talento nel piantare pomodori, pare che lavorasse part-time da un parrucchiere ma poi si è messo in testa di aprire un ortofrutta bio, tipo startup vegana, sicuramente è stata un’idea della mia ex, volevo solo dirgliene quattro, a lei, cioè in realtà non so esattamente cosa ci facessi lì, a volte si arriva a quel livello di disperazione per cui non si capisce esattamente cosa si fa, ho visto una vanga e ho cominciato a distruggere quell’orto di merda, ma tempo tre secondi e già un canino mi affondava nella carne, il pit bull mi ha buttato a terra, io ho cercato di allontanarlo con la vanga, ma quello riusciva comunque a starmi addosso, allora è arrivato il tipo della mia ex e gli ha tirato un calcio nelle palle, il cane se n’è andato a guaire dall’altra parte dell’aiuola, tutto bene fra, mi dice dall’alto, così mi ha pure salvato, capisce dottoressa l’ironia di tutto questo, miss cannella guarda qualcosa oltre la finestra, è sempre per lei che ha provato a, come dottoressa, ho sentito la cicatrice sotto l’origami, e quindi, mi scusi, scrive qualcosa al pc, si gira, torna alla tua mano e comincia a spennellarla di Betadine, mi scusi lei dottoressa non volevo essere scontroso, lei non dice nulla ma ti guarda come un organo vitale in saldo penzolante nel suo ufficio, le pennellate sono carezze leggere, bruciano un po’ ma va bene, mi sono tagliato quando facevo il receptionist durante la stagione estiva, le spieghi, mi hanno chiamato all’alba pregandomi di andare anche se era il mio giorno libero, c’era una lampada da sostituire perché l’affare all’interno si era fulminato ma io ero ancora ubriaco marcio dalla sera prima, cado dalle scale e non sento più niente, vedo solo la lampada spaccata in due sul mio polso, è un bel tatuaggio, dice lei, che cosa rappresenta, è una gru, dottoressa, l’ho disegnata io, le gru sono monogame e stanno sempre insieme finché uno dei due partner non muore, e poi, e poi non lo so dottoressa ma è già qualcosa non crede, il bordo superiore della mascherina struscia sugli zigomi, le braccia insanguinate scompaiono dal viso della dottoressa, tornano sotto la pelle per un momento, è il suo primo sorriso.
L’Inesistente
Credits: Jean-Michel Basquiat, Boy and Dog in a Johnnypump, 1982 [detail]