E mentre mi accingevo a foraggiarti la melodia più fica dell’universo, mi accorsi di non avere l’archetto. Una scimmia lirica, però, mi reggeva il libretto, così mi feci fiero e cominciai a strimpellare con le dita. Invece di te arrivarono altre bestie macchiandosi del sole che si spappolava nel cielo. E desiderai sfasciare le corde e il legno con i polpastrelli per suonarti più forte, per affondarti in quella polpa le mani e possedere l’assenza di te nella pelle di tutte quelle bestie.
Continuai a suonare, ma già le corde si sfrondavano al sudore che era la foresta, la foresta che respirava l’assenza di te in ogni colore. Gli animali fiutavano le note. Ero anche il legno e le corde. Ero tutte le tue gote. Si annichilivano fino a leccarlo. Le lingue pendenti sui miei polpacci ciccioni, poi i denti, sempre più proni. Avevo fame, ma la scimmia mi consigliò di non farlo.
L’Inesistente
Credits: Francesco Bassano, Orfeo incanta gli animali, fine XVI sec.